Rhea. Beauty body models.
L’incarico era “ci fate un cartello per promuovere i trattamenti corpo nei centri estetici?”. Il cliente aveva pensato a dei vasi, che rappresentassero varie forme. Nella telefonata in cui ci briffava alla parola “vasi” abbiamo pensato: ecco, è la volta buona che possiamo imitare il modo di lavorare di Giorgio Morandi. Personalmente non lo amavo come pittore e mi sono sempre chiesto che senso ha passare una vita a dipingere lo stesso quadro di bottiglie e vasi. Poi un giorno ho visto il suo tavolo di lavoro e ho notato una cosa che mi ha commosso, che non avevo capito. Il tavolo su cui appoggiava le cose era una galassia di centinaia di crocine segnate a matita, stratificate, sottilissime, esili, alcune di una delicatezza quasi impercettibile. Servivano al Maestro per segnare le posizioni in cui metteva i suoi vasi, bicchieri, bottiglie. Tutta una vita passata a spostare degli oggetti su un piano per arrivare alla perfezione. Incomprensibile. Commovente. Anche io lo voglio fare un giorno. Ed eccoci sul set, con gli ortaggi invece dei vasi, a vivere in piccolo quell’esperienza. Era bello. Rassicurante. In mezzo al caos e alla precarietà, spostare quella mela, il pomelo, la pera e la zucca. Abbiamo scelto di lavorare con la frutta invece che con i vasi perché ci sembrava generasse una metafora più vicina alla realtà del corpo umano. Ne è nata un’immagine interessante per tre ragioni: in un centro estetico è un visual spiazzante perché li si vedono solo corpi di donna; è una metafora del corpo umano efficace; si richiama ad un linguaggio artistico di valore, quindi dà valore al marchio. Momenti divertenti: alla Coop a fare il casting della zucca, alla ricerca di quella con i fianchi più simili a quelli di una donna mentre i vecchietti mattutini mi guardano sospettosi, e poi passare il fondotinta rosato sulla pelle della mela e della zucca, che diventavano via via più umani ad ogni passata di colore. Mi è sembrato di ritrovare dei vecchi amici.